Elezioni USA, Trump: “Abbiamo vinto, le elezioni devono fermarsi”. Si teme crisi costituzionale

NewTuscia Toscana – Lo scenario che alcuni esperti avevano previsto pare si stia avverando: gli USA ed il mondo dovranno attendere ancora diverso tempo prima di conoscere il vincitore di quelle che si stanno confermano le elezioni più lunghe della storia statunitense. Il testa a testa fra Donald Trump e Joe Biden Jr era stato annunciato già da alcuni analisti americani, ma qui in Europa era prevalsa, ancora una volta, la linea che vedeva il candidato democratico Biden in vantaggio rispetto a Trump. Niente di più sbagliato.
Gli stati chiave ancora in bilico, i così detti swing states che con ogni probabilità decideranno ancora una volta il prossimo Presidente USA – così come accadde nel 2016 – , sono quelli del Midwest, ed in particolare Ohio, Wisconsin e Michigan, a cui va aggiunta la Pennsylvania. Con l’Ohio attribuito al Presidente Trump, Biden tenta di affermarsi in Wisconsin – dove attualmente conta un risicatissimo vantaggio di 7 mila voti – ed in Michigan, così come nella determinante Pennsylvania (che da sola elegge 20 delegati). In entrambi questi stati si registra un vantaggio importante dei repubblicani, ma va detto che sono stati scrutinati poco più del 70% dei voti, e che mancano ancora da conteggiare i mail ballots, i famosi voti per corrispondenza che hanno visto eccezionalmente più di 100 milioni di americani affidarsi a questo mezzo per esprimersi prima dell’election day.
Ci si aspetta, come già annunciato nei giorni scorsi, che tale enorme quantità di voti debba essere contata nelle prossime ore, ma secondo il New York Times in Pennsylvania e le operazioni di conteggio degli ufficiali addetti potrebbero slittare addirittura fino a Venerdì 6 novembre.

La situazione si è fatta quindi improvvisamente incandescente, dato che il Presidente Trump alle 2:00 americane ha annunciato prematuramente la vittoria nelle elezioni, ed ha successivamente invitato a terminare il conteggio dei voti, accusando di frode e affermando: “C’è un gruppo molto triste di persone che sta cercando di togliere il voto a milioni di elettori di Trump”, e ha poi concluso: “Andremo alla Corte Suprema, questa è una frode per gli americani, e un imbarazzo per il Paese”. Immediate le reazioni del mondo democratico e della stampa, che hanno subito evidenziato l’assoluta infondatezza delle affermazioni di Trump. “Se il presidente deciderà di dar seguito alla sua minaccia, abbiamo squadre legali pronte a resistere al suo tentativo”, affermano i legali di Biden. Anche le reazioni europee alle provocazioni di Trump vanno in questa direzione, evidenziando la gravità del momento e preparandosi ad una possibile crisi costituzionale.
Pretese di questo calibro non hanno un precedente nella storia democratica degli Stati Uniti e hanno molto scosso l’opinione pubblica dal momento che si configura uno scenario potenzialmente esplosivo ed assolutamente inedito per cui un Presidente, infiammando gli umori del suo elettorato e definendo le operazioni di voto concluse prima del tempo, potrebbe prefigurare un rifiuto del risultato che non lo vedesse uscire vincitore. In ogni caso il ricorso alla Corte Suprema non trova in alcun modo basi giuridiche su cui effettuarsi, e tali affermazioni non fanno altro che esasperare ulteriormente un momento già teso: la tenuta del paese sembra essere a rischio, e si registrano già i primi scontri tra manifestanti contro Trump e la polizia.

Quel che è certo è che, come già evidenziato da molti esperti, chiunque sia il vincitore di queste elezioni presidenziali erediterà un paese diviso, spaccato su più fronti e su una molteplicità di temi e tale, forse, da metterne in crisi la legittimità. Vedremo se “la più grande democrazia del mondo” riuscirà a tenere sotto i colpi della incipiente crisi.

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