Revoca bando terza corsia A11, Capecchi (FdI): “Atto tecnico dovuto, il problema è politico”

NewTuscia Toscana – FIRENZE – «Da contatti diretti con Autostrade per l’Italia ho appreso che il bando relativo alle prequalifiche della gara di appalto dei lavori per la realizzazione della terza corsia dell’autostrada A11, pubblicato a luglio 2019, è stato revocato poiché non più rispondenti ormai alle normative vigenti e anche agli adempimenti richiesti in tempi di Covid19, basti pensare che tutte le misure da adottare ai fini del contenimento della diffusione del virus  gravano sui costi complessivi di un allestimento di un cantiere dal 5 al 7% in più», commenta il consigliere regionale di Fratelli d’Italia e vicepresidente della commissione Infrastrutture Alessandro Capecchi.

«Nessuna marcia indietro da parte di Autostrade che, anzi, ha tutta la volontà di portare a termine l’opera. A quanto mi risulta Aspi si sta muovendo su più attività propedeutiche all’avvio dei lavori, come piani di monitoraggio ambientale e progettazione degli interventi sul territorio pistoiese e non solo, nonostante la lunga fase di stallo», spiega Capecchi.

«La responsabilità dello slittamento dei lavori è prettamente politica e non tecnica. Un problema politico che da due anni ha inchiodato al muro il progetto della realizzazione della terza corsia dell’A11. E questo perché il Governo Conte in tutto questo tempo non è riuscito a sciogliere il nodo della eventuale revoca alla concessione di Autostrade», sottolinea il consigliere.

«Così ci rimettono cittadini e imprese della Toscana e dell’Italia tutta. La Regione deve farsi sentire, lo ho ribadito anche nell’ambito della discussione della nota di aggiornamento al Defr 2021 in consiglio regionale perché il progetto esecutivo è in attesa dell’approvazione definitiva, tuttavia si trova da due anni sulle scrivanie del Ministero dei Trasporti, serve dunque ancora il via libera affinché Autostrade, o chi vorrà il Governo, possa realizzare questa opera fondamentale per la viabilità regionale. I lavori devono partire al più presto – conclude il vicepresidente della commissione Infrastrutture -, altrimenti si rischia di dover rimettere mano al progetto esecutivo perché troppo vecchio e non più in linea con le norme tecniche di attuazione degli appalti».

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