Matteo Richetti a Pistoia: “PD, un profondo tradimento”
NewTuscia Toscana – PISTOIA – In occasione della presentazione del suo ultimo libro “Presidente, non avrà la mia fiducia”, Matteo Richetti, senatore e parlamentare di “Azione”, nuovo partito creato da Carlo Calenda nel 21 novembre 2019, ripercorre gli ultimi due anni trascorsi nel PD, soffermandosi su alcuni eventi fondamentali che all’indomani della formazione del governo Conte bis hanno fatto maturare la sua uscita dal partito che lo ha visto crescere come politico.
“Questo libro nasce da uno shock”, esordisce Matteo Richetti, nell’introdurre il perché del suo ultimo, davanti a circa 40 persone adeguatamente distanziate in Galleria Vittorio Emanuele. L’ex deputato del PD si sofferma a lungo su un aspetto paradigmatico: il tradimento della fiducia, di un patto di lealtà, fra lui e il suo vecchio partito: “Ho l’impressione che la politica sia diventata una zona franca rispetto alla vita di ciascuno di noi, dove si possono fare delle cose che nella vita quotidiana non sarebbero permesse.” – continua – “Quando mi sono trovato, di fronte alla crisi del governo Conte I, con il mio ex partito che discuteva senza colpo ferire dell’accordo col M5S ho pensato che mi doveva esser sfuggito qualcosa”.
Richetti non le manda certo a dire, e rimprovera pesantemente i suoi vecchi compagni di partito di aver tradito il patto fatto agli italiani in anni di battaglie su temi fondamentali come istruzione, lavoro, sanità e welfare, pur ribadendo di non essere un’eroe: “Non si tratta di radicalismo, ma di semplice e banale coerenza”. Commentando con una serie di esempi molto forti tratti dal suo libro il profondo iato tra la politica di palazzo e un paese scollato, ancora pieno di profonde ingiustizie, il senatore Richetti si infervora: “Non è possibile raccontare alle persone certe c****e, che il centrosinistra
pensa ai giovani e al lavoro quando in Italia un giovane avvocato laureato col massimo dei voti rischia di esser bocciato all’esame perché non si possono immettere nel sistema troppi avvocati, e quindi vengono promossi solo il 30% dei candidati” – e continua – “è il primo grande tradimento.”
Secondo Richetti l’errore imperdonabile commesso dal PD sarebbe dunque quello di aver abbandonato la militanza politica e aver preferito i giochi di potere al contatto con i veri problemi delle persone. “Non avrei mai interrotto un percorso in cui credevo così tanto se non fosse irrimediabilmente compromessa la situazione”, afferma, specificando però “non voglio cedere al grillismo”. Richetti si augura perciò che si riesca a rifondare un rapporto sano e coeso fra istituzioni e cittadini, che si basi una volta per tutte su valori condivisi come competenza, serietà e coerenza: “Mi sento ancora parte di quella politica che mette l’interesse collettivo davanti a quello particolare, dobbiamo ristabilire questo tipo di relazioni tra eletti ed elettori.”, conclude il Senatore.