L’arrivederci di Gabriele Magni, un senza tessera tra passato e futuro: “Torno al mio lavoro: Pistoia deve investire sullo sport”

NewTuscia – Toscana (PISTOIA) – Una sincera gratitudine al sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, per avergli dato la possibilità di vivere questa esperienza. La soddisfazione per il lavoro svolto, il rammarico di non essere lui ad inaugurare quelle opere. La convinzione che sia necessario identificare un’area intorno alla quale sviluppare per intero lo sport cittadino. Il fastidio per un rapporto, con un dirigente mai decollato, il cui lavoro è “profondamente nocivio” per la pianificazione e la promozione sportiva locale. Il sentore di non essere stato protetto come lo sarebbe stato se avesse avuto una tessera di partito in tasca, ma la voglia, sopra ogni altra cosa, di restare libero, perchè “lo sport è di tutti”. Questi sono gli aspetti che emergono dall’intervista che abbiamo realizzato con Gabriele Magni, ex assessore allo sport del Comune di Pistoia.

Come si sente Gabriele Magni? Cosa sta provando in questi giorni che hanno succeduto il ritiro delle sue deleghe?

Questo avvenimento ha fatto si che io potessi vivere una situazione, invivibile se io fossi arrivato a fine mandato, di vicinanza, telefonate, incontri di persone, centinaia, sia per strada sia per gli uffici del Comune, poiché ho salutato i dipendenti prima di andarmene: ho trovato una vicinanza inaspettata. Ho trovato tante persone dispiaciute, qualcuno con gli occhi lucidi, qualcuno ha emozionato anche me. Vedere persone che ho incontrato poche volte, di altri servizi, realmente dispiaciute questo mi riempie come persona, come uomo.

Quindi entriamo subito nel vivo: il punto per cui si erano create frizioni tali per cui Lei non era più idoneo a questo tipo di lavoro, si smonta un po’…

Più che si smonta: questo è il rapporto umano con le persone, che hanno visto come ero e con che serietà lavoravo: ritengo di essere un lavoratore serio da sempre, qualunque impiego abbia ricoperto. Più che frizioni io, e su questo sono stato chiaro anche in dichiarazioni di qualche giorno fa, io ho trovato un dirigente alla gestione e promozione sportiva totalmente inadeguato. Giustamente si chiedeva un rispetto delle normative, ma pur così egli non riusciva a trovare una procedura diretta e veloce per il mantenimento del servizio, quindi dare gli spazi orari alle società nelle gestioni degli impianti, oppure costruire bandi di lunga gestione, cosa che avevo chiesto giù un paio di settimane dopo dal mio insediamento. Inoltre sottolineo un passaggio importante: il non aver dato gli impianti sportivi è un lavoro ordinario dell’ufficio, una parte tecnica, non una decisione politica. Non c’è niente di politico nel decidere se dare o non dare gli impianti alle società sportive. Io da Giugno già premevo per trovare una soluzione. Quindi: se mi dice frizioni con l’ufficio no, è stato un ufficio intero che si è trovato spiazzato dal comportamento e dal modo di lavorare di questo dirigente.

Di queste problematiche ne è stato parlato con chi, all’interno dell’amministrazione, ha la delega alla gestione del personale? E se si, cosa Le è stato risposto?

Ne ho parlato da mesi, prevedendo un crollo della gestione della promozione sportiva: aggiungo anche il Covid, aggiungo anche la quantità di cantieri aperti, con un dirigente di questo genere prevedevo questo crollo che poi inevitabilmente è avvenuto. Il problema è che siamo in una amministrazione che non è come nelle ditte, nel privato, che uno non arriva al risultato e si può vedere di prendere dei provvedimenti. Diciamo che io, come assessore Gabriele Magni, neutro, senza un gruppo che vota in consiglio comunale, non ci sono riuscito. Candidamente dico questo: non sono riuscito a convincere l’apparato amministrativo a sostituire, trovare alternative ad un professionista molto bravo per alcune cose, ma non adatto per la gestione e la promozione dell’impiantistica sportiva. Se devo prendermi una colpa è quella appunto di non essere riuscito a convincere con le mie sole forze, solo io, l’apparato amministrativo di fare questo cambio, che comunque non è semplicissimo da fare.

E sull’impiantistica sportiva….

Sull’impiantistica sportiva il discorso è completamente diverso: all’impiantistica sportiva ho passato una delle giornate più belle di questi tre anni: un giorno in particolare si incastrarono tanti inizi di lavori, tanti inizi di cantieri e rimasi stupito da quanto fu bello quel momento; lo dissi a tutto l’ufficio. Questo perché con un primo periodo di progettazione, dopo aver trovato i soldi, sono partiti una quantità di cantieri che io sfido chiunque, andando indietro di dieci, quindici anni, anche di più, a trovare una simile mole di lavori che sono iniziati. Sono lavori che danno sicuramente fastidio dal punto di vista sportivo, perché se viene chiusa una piscina, il PalaCarrara, una palestra di ginnastica artistica il disservizio è chiaro e di questo me ne dispiaccio: ma se l’ambiente non è a norma ed è pericoloso è solo questione di tempo prima che succeda un disastro. Noi abbiamo spesi tanti soldi per sistemare questi impianti dal punto di vista della sicurezza. Quindi: disservizio sportivo, ma godimento dopo per lungo tempo. Non si tratta di una toppa temporanea ma di una riqualificazione importante.

Torniamo un attimo indietro: Lei ha detto di non essere riuscito a convincere ed a confrontarsi con questo dirigente perché eri solo, sprovvisto di un partito di riferimento: ci sarebbe riuscito, a Suo parere, con qualche tipo di appoggio politico?

Ritengo che, se le motivazioni della mia uscita, dichiarate pubblicamente e personalmente, sono motivazioni politiche, posso immaginare che, se avessi avuto le spalle coperte da un partito importante, forse sarei riuscito. Dico forse, perché conosco i meccanismi che non sono veloci. Però ho visto anche che a volte certi meccanismi vengono velocizzati. Avrei potuto tentare la carta della tessera di partito, ma non l’ho voluto assolutamente fare perché ritengo che lo sport debba essere neutro, non debba avere colori. Oltretutto in tre anni io sono stato invitato costantemente, da tantissime persone, a dimettermi, perché la macchina sport non era partita, perché c’é stato questo inciampo. Ni dicevano: ‘dimettiti per salvarti la faccia’. La mia risposta è sempre stata quella di ricordare che io non corro da solo. Il ragionamento di dimettersi per salvarsi la faccia è proprio di chi ha una visione personale ed individualistica del ruolo dell’assessore. Quindi io non ho la macchina, mi salvo e vado via, mettendo pubblicamente nei pasticci il sindaco e l’amministrazione. Io invece ho scelto di dire ‘si’, di stare fino in fondo con la squadra, di provarci con qualunque mezzo. E se arrivo ultimo onoro il mio lavoro arrivando ultimo. Riportandolo allo sportivo: se corro una maratona, sono cinquantesimo ed il primo è già arrivato, io non mi ritiro. In fondo ci voglio arrivare, perché mi sono allenato ed ho dato la mia parola. Sono fatto così.

Possiamo dire che Lei è come un allenatore che viene esonerato: non viene mai fatto volentieri e Lei, allenatore, sarebbe voluto restare…

Io volevo restare assolutamente. Sull’impiantistica sportiva i problemi si stanno risolvendo. Sulla gestione degli impianti c’erano altri due anni da lavorare. Ricordiamoci che un mandato dura cinque anni, se non ci sono complicazioni. Purtroppo la gestione e promozione sportiva con questo dirigente ha avuto un crollo. Ma l’esempio ci è dato dagli incontri che ci sono state tra le società sportive e questo dirigente dove ci sono stati risposte imbarazzanti, ostianti o non complete, o addirittura silenzio. Devo dire che era imbarazzante questa cosa come amministrazione in generale. E si: sportivamente è stato esonerato l’allenatore.

Proseguendo nella metafora sportiva: possiamo dire che il Presidente, con questo esonero, abbia scelto tra l’allenatore ed il capitano della squadra. Possiamo dire che c’è stata una scelta tra l’assessore allo sport ed il dirigente di un ufficio…

Si. Esattamente. C’è da dire che il sindaco ha un potere politico totale. Mi da le deleghe e me le revoca nel giro di un secondo. E’ una decisione sua ed io lo ripeto: ringrazierò sempre Alessandro Tomasi per questa esperienza. Mentre chiaramente per la parte tecnica e dirigenziale si parla di incarichi scaturiti da concorsi, dirigenti che un concorso lo hanno vinto e sono stati presi. Quindi non c’è questa facilità di cambiamento che certo, è sei mesi che gridavo allarme…Le do la risposta di prima.

Come ha saputo del ritiro delle deleghe?

Era già un po’ che ne parlavamo, una settimana o dieci giorni che ne parlavamo. Questo perché un candidato della lista Bertinelli alle elezioni del 2017, Claudio Caramelli, ha organizzato una giornata di protesta dentro Piazza del Duomo. Un candidato di Bertinelli ha organizzato una giornata di protesta in Piazza del Duomo. Questo ha creato tensione tra i consiglieri comunali, evidentemente a livello politico, e con Alessandro se ne parlava da tempo che la questione era delicata, occorreva risolverla, lui può intervenire velocemente sugli assessori, non c’è mai stato segreto, c’è sempre stato un rapporto molto libero ed aperto. L’ultima settimana, vedendo che il dirigente non era riuscito a dare l’orario e che la manifestazione di protesta era diventata molto violenta sui social e sui giornali, una sorta di chiamata a simboliche armi, con la mediazione del CONI che, attraverso la delegata provinciale, Tiziana Gariboldi, ha cercato di riportare il tutto ad un piano propositivo, abbiamo preso questa decisione. Che poi dico piano propositivo, ma di piano propositivo ne ho visto poco: urla contro il sindaco e slogan vari. Questa tensione ha appunto comportato, come detto, il ritiro delle deleghe. Con motivazioni politiche. Una persona senza tessere di partito prende questa cosa sportivamente e torna alla propria vita.

Alcuni però sottolineano come anche Lei abbia organizzato una manifestazione con Le associazioni sportive, ai tempi….

La differenza tra la mia manifestazione del 2016 e quella tenutasi quest’anno è che, guardando anche il mio comunicato del tempo, quella che organizzai fu una giornata concordata con l’assessore allo sport dell’epoca, presentata al sindaco dell’epoca e poi in piazza è stata una giornata gioiosa e di richiesta di aiuto, infatti furono consegnate delle lettere al sindaco del tempo, per dire che c’erano determinati bisogni e determinate difficoltà. Così l’amministrazione del tempo ebbe un quadro completo delle difficoltà presenti sull’impiantistica sportiva. Niente microfoni, niente slogan, niente urla al sindaco. L’hanno paragonata a questa del 2030. Nel 2020 la manifestazione è stata organizzata da un ex candidato di Bertinelli con microfono, gente che urlava contro il sindaco ed è stata divulgata come giornata di protesta, non concordata con l’assessore, col sindaco e con nessuno. Queste sono le differenze, a voi i giudizi.

Cosa vuole dire a chi sarà il nuovo assessore allo sport del Comune di Pistoia?

Io personalmente spero che faccia il più possibile. Perché quando ho iniziato questo lavoro il mio spirito era quello di dare alla città soluzioni per lo sport. Se io fossi riuscito a darle totalmente, anche se credom in parte, di averle date, perché tutti questi cantieri offrono soluzioni. Dare soluzioni per lo sport vuol dire permettere a me, a Lei, ai nostri nipoti, parenti ed amici, di fare sport. Quindi sarebbe stupido augurare un insuccesso a chi verrà dopo di me. Il sindaco mi ha detto che avrebbe tenuto le deleghe e questo mi farebbe piacere e spero che le tenga fino a fine mandato. Sarebbe un segnale forte di presa di responsabilità e l’ho visto molto dispiaciuto quando me le ha tolte. Dandole ad altri un po’ mi dispiace, ma va bene. E’ lui il sindaco, deciderà lui.

Tornando a quanto dicevamo poc’anzi: nella Sua idea, un assessore allo sport dovrebbe comunque essere un senza tessera…?

Questo è il mio pensiero. E’ solamente un punto di vista dato da come la vivo io. Forse però per far funzionare qualcosa ci vorrebbe qualcuno con la tessera. Il polso della situazione lo avremo velocemente: io per sei mesi ho gridato ‘allarme’ ed è rimasta questa struttura: se con un cambiamento la struttura tecnica cambiasse saremmo di fronte alla prova del nove che un assessore con le spalle poco coperte non poteva riuscire a scardinare questo sistema.

Senta, ripartiamo da capo: siamo nel 2017. La contatta il Sindaco, dopo che il Suo nome era stato proposto anche da altri in campagna elettorale, quindi vuol dire che era un nome unitario il Suo….

…E ne fui contentissimo di questo. Sul mio nome ci fu un consenso generale. Questa fu una convinzione in più, che si andava ad aggiungere a convinzioni che già avevo, di essere neutro: sappiamo che Roberto Bartoli viene dall’aria di sinistra, Alessandro Tomasi dall’aria di destra: un architetto che viene chiamato da un cliente per fare una villetta e da un altro per fare un palazzo, con uno fa una villetta e con l’altro il palazzo. Mi sono approcciato come un professionista neutro.

Quindi: Tomasi vince le elezioni, La chiama, Le chiede di entrare in Giunta: Lei come e perché decide di accettare? Cosa voleva dare alla città?

Perché è l’unico posto dove è possibile lavorare per lo sport. Non vedo altre figure, all’infuori che l’assessore allo sport, per poter realmente mettere mano all’impiantistica ed all’organizzazione dello sport. La provincia è molto colpita economicamente in questi ultimi periodi ed ha una quantità di impianti ridotta e riferita principalmente alla scuola. Mentre noi avevamo in ponte belle cose: un palazzetto nuovo con un migliaio di persone come capienza, annunciato a metà mandato dal sindaco: per un anno e mezzo sono stato dietro a progetti di imprenditori in aree riguardanti Pistoia. E come ho detto anche in consiglio comunale l’imprenditore deve venire fuori da solo, non sono io che devo andare a dire che per un anno e mezzo abbiamo lavorato per questo o quell’altro impianto sportivo. Sarà solo l’imprenditore che verrà fuori al momento giusto.

Quando ha cominciato a scoprire le carte riferite all’impiantistica sportiva, nel momento in cui Lei si è insediato, quando ha cominciato a fare una cernita di quello che c’era e di quello che non c’era, Lei cosa ha trovato?

Non c’era niente a norma. E’ stato molto facile, perché ho chiesto un censimento ed un censimento non c’era. Non c’era un censimento da aggiornare, dovevo partire da zero. Ogni volta che si andava ad analizzare un impianto l’archivio era scarso di documenti e molto di ciò che era legato alla sicurezza era mancante. Era una situazione, ed in parte lo è ancora, drammatica. E questo mi spaventava molto. Però ripeto che la volontà era quella di sistemare: ritengo che con quattro milioni tante cose siano state sistemate. Tantissime sono ancora da fare.

Secondo Lei, per quanto è stato fatto fino ad ora, questa amministrazione ha investito a sufficienza sullo sport?

Vista la quantità delle cose da fare, pur avendo investito tantissimo, non è che non è a sufficienza, non bastano i tempi: ci vogliono due o tre mandati, e non parlo di colori, per sistemare l’impiantistica sportiva. Se pensa che in tre anni ho speso quattro milioni e ci sono una decina di impianti messi a norma, posso citare anche l’elenco tanto criticato dall’opposizione, che dice ‘basta elenchi della spesa’; l’impiantistica sportiva vive di elenchi della spesa. Se si continuano ad investire i soldi che sono stati spesi in questi tre anni in modo proporzionale, altri sei anni così ed è tutto a posto.

In una Pistoia futura, una Pistoia di venticinque anni più vecchia, Lei cosa immagina per lo sport cittadino? Come lo vede?

Bisogna necessariamente individuare un’aria di sviluppo per lo sport pistoiese. Lo chiedo da tre anni e ci ho provato a farlo. E’ una preghiera, all’urbanistica ed all’amministrazione, quella di trovare un’area di sviluppo per lo sport. Un’area che, modificando la destinazione d’uso, possa ospitare una quantità di impianti grande, a misura del numero dei pistoiesi.

La Cittadella dello sport….

La cittadella dello sport. Che non deve essere uno slogan buttato lì come è stato fatto in passato, tre fogli scritti e via. No: prima di tutto bisogna individuare una apposita area. Poi Comune ed imprenditori potranno vedere di far qualcosa con il giusto guadagno, perché non è una bestemmia guadagnare da un investimento grosso, fatto anche su terreni del Comune, che deve essere supervisore.

In tre anni ha avuto qualche tipo di risposta dall’amministrazione su questo tema?

In tre anni questa mia richiesta era molto legata a problemi giganti dell’urbanistica, problemi primari, che dovevano essere risolti. Vi sono quindi state difficoltà nel fare passi avanti. Per questo dico che un mandato non basta se si ha un’idea di questo genere. E non importa chi governa: può fare il secondo mandato questo sindaco, può esserne eletto un altro, ma l’idea di cittadella dello sport deve essere una costante per tutti. E qui viene fuori la neutralità con cui ho affrontato il lavoro.

Lei ha un’idea su quale potrebbe essere un’area adatta a questo scopo?

In modo molto ignorante: quando vediamo qualche zona coltivata un po’ dismessa quella potrebbe essere una zona da esproprio, da contrattazione col privato. Penso ad esempio vicino al nodo autostradale, la piana che prende la parte che va verso Agliana, così da far arrivare da Agliana e Quarrata le persone alla cittadella, si prende Pistoia e la montagna. Qui l’area più grande in termine di ag, area grandi impianti, è Pistoia Ovest, che potrebbe espandersi anche verso la superstrada: ci sono dei campi, ci sarebbero la possibilità, potrebbe essere una discreta zona. Per il resto lascio all’ufficio urbanistica tutte le scelte per individuarla.

Che farà adesso Gabriele Magni?

Tornerò con felicità al mio lavoro, cosa che ho già fatto. Io sono un poliziotto, sono in Questura e lì lavoro. Confesso che ho preso una settimana di ferie per riorganizzare la vita familiare e devo quindi riprendere la mia vita quotidiana. Riprenderò comunque il mio lavoro che ho lasciato per questa parentesi, una parentesi che mi ha fatto mettere a fuoco le persone. Io ho avuto veramente dall’oggi al domani della nomina, una mancanza di saluto. Io ho quarantasette anni, non mi è mai successo che la gente non mi salutasse. Ci sono state però persone che hanno cambiato atteggiamento dall’oggi al domani, che ho perso e che ho ritrovato istantaneamente, nel momento in cui il mio incarico è finito. E’ un aspetto pittoresco che mi fa avere una lente di ingrandimento privilegiato. E’ stato un esperimento sportivo socio antropologico molto interessante.

Qualcuno quindi ha smesso di salutarLa quasi accusandola di aver, con l’inizio della sua esperienza da amministratore, quasi preso la tessera di un partito e poi, alla fine della fiera, Lei è stato dimesso perché quella tessera in tasca non l’aveva…

Forse, forse. La cosa sicura è che io non l’ho voluta mai quella tessera. Più che non averla non sono mai stato spinto a prenderla. Alessandro Tomasi è stato bravissimo, non mi ha mai spinto da una parte o dall’altra. Di contro qualcuno mi suggeriva…e io stesso sapevo benissimo di non avere il maglioncino sulle spalle quando c’è fresco.

Un’ultima domanda: io comunque La vedo entusiasta di tutto quello che ha fatto, di quella che è stata la Sua esperienza. Se un domani qualcuno La dovesse richiamare….?

Allora: sono entusiasta perché cerco sempre di vedere il positivo. La chiusura dei cantieri sarà una festa, non so se sarò lì, invitato, e nel caso andrò volentieri. Certamente sono contento di questa spesa fuori norma di quattro milioni in tre anni. Se mi richiamassero lo valuterei, forse nel modo più completo, anche perché del resto questi tre anni mi hanno fatto vedere dall’interno cosa vuol dire essere assessore allo sport. Perché no. Perché no…io mi sono sempre progettato il futuro e di solito, quando lo facevo, cambiava sempre tutto. Cambiare è una bella cosa, quindi vediamo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *