Intervista a Tommaso Fattori (Toscana a Sinistra): “ripartire da sanità e ambiente. E al referendum voto no”

NewTuscia – Toscana (PISTOIA): Sono da poco scoccate le 13.00. Tommaso Fattori, candidato alla Presidenza della Regione per Toscana a Sinistra, ha appena concluso la propria visita alla Parrocchia di Vicofaro. È caldo, siamo nella prima metà di settembre, la campagna elettorale, anche essa, è sempre più rovente. Chiediamo la possibilità di fare un’intervista. Intervista che ci viene concessa, con cortesia. Nasce una chiacchierata dinamica: dalla sanità, alle difficoltà delle comunità con un numero limitato di abitanti, da una agricoltura verde al no al referendum costituzionale. La trattazione è ampia, gli argomenti non mancano.

Tommaso Fattori ha visitato alcune particolarità del territorio pistoiese. Ci dice cosa l’ha spinto a soffermarsi sui luoghi che ha scelto di toccare?

Sono stato a San Marcello Pistoiese, dove abbiamo affrontato il tema della mancanza di servizi nelle aree montane: c’è infatti un problema grosso, ovvero la mancanza di un servizio di emergenza urgenza, in un’ area che dovrebbe essere riconosciuta come area disagiata, ma purtroppo così non è stato. Mi sono recato a Montale, dove abbiamo trattato il particolare tema dei pesticidi, in particolare l’esigenza di svolta verso un’agricoltura verde e senza veleni, un obbiettivo fondamentale del nostro programma.

Lei ha visitato, a livello regionale, molte aree considerate ‘piccole’, dall’isola d’Elba, a San Marcello Pistoiese, a Barga e Fornaci di Barga: cosa vuole fare per quelle aree così dette ‘marginali’ o ‘periferiche’?

È interessante sottolineare come quelle siano aree di cui non si occupa nessuno, perché ci vive poca gente e perché si dice che portino pochi voti. Le altre forze politiche non se ne occupano, ma per noi sono centrali, per affermare la nostra idea di Toscana, ovvero garantire qualità dei servizi su tutti i territori, dalla sanità ai servizi pubblici, per un turismo che non sia esclusivamente concentrato su grandi attrattori (come la torre di Pisa, gli Uffizi o Piazza del campo) ma che valorizzi le potenzialità turistiche, paesaggistiche e culturali dell’intera regione, sull’idea che si può costruire una agricoltura legata al territorio ed alla bio diversità e anche forme artigianali e produttive in zone che sono state dimenticate.

A proposito di pesticidi: tempo fa il Comune di Carmignano fece un’ordinanza in cui si prevedeva il divieto di utilizzare glifosato in ambito agricolo. Pensa che sia un modello da esportare su scala regionale?

Noi abbiamo fatto una battaglia contro il glifosate fin dall’inizio della scorsa legislatura: è stata Toscana a Sinistra ad aver ottenuto l’esclusione dell’uso del glifosate in tutte le aree extra agricole della regione Toscana. A seguito di un nostro intervento l’assessore regionale competente escluse questa sostanza da tutte le aree extra agricole. Non riuscimmo ad intervenire sulla dimensione agricola, per quanto presentai degli atti con cui si voleva, basandosi sul piano regionale dell’agricoltura supportato dai fondi europei, per disincentivare chi fa uso di glifosate e più in generale di pesticidi e invece incentivare alla transazione verso l’agricoltura senza pesticidi. Tant’è che nel 2016 vinsi un premio, il Lombrico d’Oro, proprio per il mio impegno contro il glifosate. L’anno successivo il sindaco di Carmignano, in linea con gli atti che avevo presentato in regione, ha emanato l’ordinanza a cui faceva riferimento, tant’è che lui ha vinto il Lombrico d’Oro l’hanno dopo di me. Il punto è sicuramente cominciare ad intensificare le buone pratiche.

Come?

Sicuramente quello di Carmignano è un esempio importante, è importante che i sindaci si sensibilizzino e che ci sia una universalizzazione di questo sistema. Chiaramente quello che stiamo cercando di fare, essendo in Regione, è di usare tutti gli spazi che la Regione offre per combattere pesticidi e glifosate. Cerchiamo di indirizzare i fondi europei in questa direzione: è chiaro che alcuni interventi possono essere fatti solamente dal legislatore nazionale, ma anche a livello regionale c’è possibilità di manovra, specialmente sugli incentivi da dare. Abbiamo anche proposto l’aumento delle distanze dai luoghi di irrorazione dell’utilizzo di diserbanti e pesticidi rispetto ad abitazioni, strade, scuole, luoghi sensibili. Purtroppo questa nostra proposta è stata bocciata, ma l’obbiettivo è quello di eliminare queste pratiche dalla agricoltura toscana e dal vivaismo che è una parte del settore agricolo.

Ha accennato alla difficoltà demografica insita in alcuni territori della Regione: pensa che si tratti di un fenomeno irreversibile o che, attraverso determinate politiche, si possa invertire tale tendenza?

Lo spopolamento è frutto di politiche sbagliate. Non esistono aree marginali, esistono aree marginalizzate da politiche sbagliate, da tagli ai servizi, dalle capacità di incentivare la costruzione di nuove filiere, che siano in campo agricolo, artigianale o manifatturiero. Uno dei primi elementi è tornare a dare servizi al territorio: si sono tagliati trasporti pubblici, si sono tagliati servizi ospedalieri in aree montane in generale considerate marginali con il risultato che a volte ci si deve spostare anche per esami semplici e marginali, cosa indubbiamente frutto di disagio. Si pensi anche a quanti uffici spostati sono stati chiusi e o privatizzati, con le Poste diventate una S. P. A. Chiaramente non basta un ripristino dei servizi ma servono degli incentivi: noi abbiamo presentato una proposta in consiglio regionale di incentivo per quelle persone che intendono ristrutturare o acquistare una casa nelle zone montane dando un aiuto in questa direzione. Noi. Abbiamo dei progetti per adibire terre abbandonate all’agricoltura contadina. Esistono varie possibilità per poter invertire quella tendenza che non è scritta nella natura ma è frutto di scelte umane.

Parlando di tagli e delocalizzazione di servizi uno degli aspetti su cui si attacca maggiormente la gestione di chi ha governato fino ad ora la Regione è il fronte sanitario: cosa occorre correggere e come far fronte ad una deriva che a molti sembra irreversibile?

Quello che abbiamo alle spalle è un lungo periodo di tagli nei confronti della sanità pubblica. Questi tagli hanno portato alla riduzione di posti letto, di servizi negli ospedali, all’introduzione di tanto personale precario ed all’esternalizzazione di tanti servizi. Quello che deve essere fatto è sicuramente aumentare il personale, far lavorare le macchine della sanità pubblica ventiquattro ore su ventiquattro, in modo da ridurre le liste di attesa, recuperare i servizi esternalizzati e la loro gestione e fare in modo che alcune funzioni sanitarie tornino nei nostri ospedali periferici, perché essi sono stato lentamente svuotati di funzione e troppo spesso restano ad essere solamente dei luoghi con sopra scritto ‘presidio ospedaliero’.

L’altra grande questione è quella della costituzione della sanità territoriale…

Certamente. Una sanità territoriale che non deve essere concepita come sostitutiva, come molti credono, alla sanità ospedaliera: tieni in piedi e rendi funzioni ai presidi ospedalieri ed allo stesso tempo costituisci la sanità territoriale. Noi abbiamo proposto una legge, approvata dal consiglio regionale, per istituire ovunque le così dette Case della Salute, che è un modello particolare di sanità per cui si crea un lavoro interdisciplinare tra vari soggetti della sanità territoriale, come medici, infermieri, assistenti sociali, persone che lavorano in ambito consultoriale, e in questo lavoro interdisciplinare si prendono cura delle patologie prima che si acuiscano. È il modo migliore per intercettare le patologie croniche e per evitare che vi sia un peggioramento e la necessità di ricorrere all’ospedalizzazione. Questo vale anche per le malattie infettive come il Covid 19: è una barriera a protezione della salute che è venuta meno ma che è necessaria per salvare vite, ma anche per far risparmiare soldi alla collettività.

Una domanda politica: in molti dicono di non votare Toscana a Sinistra, perché altrimenti vince Susanna Ceccardi. Perché è un’equazione che non funziona?

Non funziona perché alle elezioni bisogna votare per un progetto in cui si crede, per un’idea di società o di progetto della società che ci fa credere di poter star meglio tutti, di poter costruire ricchezza collettiva, di poter avere un’idea positiva. Votare contro qualcuno e non per un progetto è sempre sbagliato. È un modo per farsi ingabbiare dalle paure che sono paure che fanno parte di una strategia elettorale: è evidente che si è voluto costruire, anche con la legge elettorale ed un sistema mediatico compiacente, questa arma di un voto sotto ricatto. Non è un fatto naturale, è il frutto del tentativo di indirizzare il voto in una certa maniera. Io credo che bisogna avere la libertà di capire che questa gabbia costruita per indirizzare il voto verso il meno peggio sia, alla fine, un modo per assicurare il peggior governo possibile al territorio. Il voto utile può capitare una volta per eccezione, ma è trent’anni che ciò accade in Italia. Quando succede questo vuol dire che bisogna rifiutare una logica così perniciosa e votare con la propria testa.

Il 20 e 21 settembre si va a votare anche per il Referendum riguardante il taglio dei Parlamentari: come voterà Tommaso Fattori?

Noi abbiamo sempre sostenuto che sia necessario tagliare gli stipendi dei Parlamentari e gli stipendi dei consiglieri regionali. Ma tagliare gli stipendi, non il numero. Tagliare i privilegi ma non tagliare la democrazia e la rappresentanza. Sarebbe bastata una semplice delibera dell’ufficio di Presidenza di Camera e Senato e in due o tre giorni si sarebbe avuto un risultato ed un risparmio molto maggiore di quello che si otterrà con questo referendum. Questa strada semplice non è stata scelta perché questa riforma non fa altro che ridurre la democrazia, la rappresentanza, rendere il Parlamento ancora più oligarchico, saranno i potenti a scegliere chi vi può sedere e i territori, già oggi marginali e marginalizzati, lo saranno ancora di più. La cosa che fa più dolore è che si ottenga questo risultato oligarchico illudendo le persone che si stia facendo una battaglia contro la casta. In realtà è vero il contrario e la casta ne uscirà rafforzata.

Quindi Fattori vota no?

Quindi certamente voto no.

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