Vicofaro, una soluzione ancora manca: ma di chi sono le responsabilità?

NewTuscia Toscana – PISTOIA – Sono passati più di 4 anni da quando Don Massimo Biancalani ha cominciato la sua attività come responsabile del CAS (Centro di Accoglienza Speciale) presso Vicofaro, e da allora sia il parroco che la sua parrocchia, e soprattutto i suoi ospiti, sono diventati i protagonisti dei principali giornali e programmi televisivi, ottenendo in breve tempo una eco nazionale ed una fama a dir poco divisiva.

Oggi, a pochi mesi dalla tragica esperienza del lockdown e con l’emergenza Covid-19 ancora in essere, Vicofaro ed i suoi ospiti sono di nuovo al centro dell’attenzione pubblica e mediatica: l’Asl locale ha infatti ribadito che in seguito a ripetuti sopralluoghi la struttura non è idonea ad ospitare tutte le persone attualmente presenti, a maggior ragione a causa delle necessarie misure profilattiche che la pandemia ha imposto.
Una notizia che non fa notizia, perché in verità è già da aprile che l’Asl aveva inoltrato tali considerazioni al Vescovo Tardelli, per poi ritornare sulla questione il 14 settembre scorso con un’altra relazione indirizzata anche al Prefetto, al Questore, al Sindaco e allo stesso Don Biancalani, sottolineando che si “rende necessaria la ricollocazione, senza ritardo, degli ospiti in strutture adeguate per capacità ricettiva e caratteristiche igienico-sanitarie” visto “l’alto numero di persone in promiscuità”.

Il ricollocamento di una certa quantità di persone sembra quindi improrogabile e quanto mai obbligato, ed è un punto su cui sembrano convergere – almeno a parole – tutti i protagonisti di questa faccenda, dal Sindaco, passando per il parroco fino al Vescovo Fausto Tardelli. Quindi come mai non si sono ancora trovate soluzioni alternative alle strutture – ormai ufficialmente inadeguate – di Vicofaro?

“La nostra posizione attuale è coerente con quanto abbiamo già evidenziato negli scorsi giorni”, dichiara nuovamente l’ASL, che aggiunge: “le evidenze sono quelle che abbiamo segnalato, poi sarà competenza del Comune decidere come occuparsi della questione”. Dunque secondo l’Asl spetterebbe al Comune il compito di selezionare residenze suppletive.

In questo senso lo stesso Sindaco Alessandro Tomasi è tornato ad esprimersi sulla faccenda proprio stamani, con un comunicato dai toni molto netti: “adesso occorre fare alcune precisazioni per evitare che prevalgano informazioni non corrette e che si dia un’immagine di Pistoia come città non accogliente o, peggio ancora, razzista”.

Soprattutto il Sindaco ha voluto sottolineare che ha chiesto al parroco “se è stata data esecuzione a quanto richiesto e che in caso contrario, o di mancata risposta, sarà cura di questa Amministrazione assumere tutti gli atti necessari affinché ne sia garantito il rispetto” e che ad ogni modo il Comune “partecipa al tavolo istituzionale della Prefettura insieme agli altri soggetti, dalla Asl alla Questura, e metterà in campo tutte le azioni che gli competono, sicuramente non quella della ricollocazione su cui non ha ruolo.”

Si direbbe quindi che il Comune sia in prima linea per risolvere la questione, nonostante non sia suo compito trovare alloggi alternativi per coloro che dovranno lasciare Vicofaro; ma allora perché sia la Diocesi sia Don Biancalani affermano che ai tavoli di lavoro indetti dal Vescovo per confrontarsi sull’argomento, proprio il Comune ha disertato sin dall’inizio?
Dall’amministrazione affermano che “ai tavoli di lavoro istituzionali assieme alla Prefettura il Comune ha sempre partecipato e continuerà a partecipare” e che però “gli incontri indetti dal Vescovo sono incontri informali a parte.”

Sarà anche così, ma è proprio da quegli incontri che è provenuta negli scorsi mesi una prima, seppur temporanea, soluzione, trovando una struttura nei pressi di Spazzavento dove alloggiare circa 30 persone provenienti da Vicofaro. Per cui qualche potere questo tavolo lo avrà pure.
La Diocesi è sembrata in effetti spiazzata dall’assenza del Comune, di cui non si capisce il motivo. “Il Vescovo ha invitato da lungo tempo in maniera informale intorno ad un tavolo Don Massimo, la Regione Toscana e il Comune di Pistoia per cercare di trovare una soluzione, ma il Comune non si è mai presentato, e talvolta anche la Regione ha disertato l’iniziativa.”, afferma il portavoce del Vescovo. “Oltretutto”, aggiunge, “noi come diocesi ci siamo ritrovati ad operare in autonomia e in una pressochè totale esclusività, anche dal punto di vista economico, senza alcun tipo di aiuto.”

Don Biancalani, da parte sua, pur sapendo che le strutture di Vicofaro hanno uno scopo emergenziale (e cioè fungono da alloggio temporaneo), continua la sua battaglia.
“Sono convinto che dietro certi atteggiamenti di ostilità ci sia un pregiudizio ideologico”, dichiara. E aggiunge: “Che senso ha far sgomberare questi ragazzi per buttarli in strada? Qui io li posso seguire, e sono sicuramente meno difficili da gestire in questa struttura che in mezzo alla strada, anche considerando la situazione Covid.”

Dietro alle dichiarazioni delle istituzioni si nasconde in bella vista l’evidenza di un’assoluta mancanza di comunicazione e di coesione fra i protagonisti della vicenda.
Si ha l’impressione che a spuntarla non sia il buon senso, ma la volontà di strumentalizzare il discorso a fini politici o mediatici, e nessuno, alla prova dei fatti, può dirsi senza colpe.
Sempre nel comunicato odierno il Sindaco afferma di non accettare imposizioni dalla Regione nella gestione di questa delicata faccenda: “il Comune non accetterà soluzioni calate dall’alto sulla testa dei cittadini e non è disposto a sottrarre nemmeno un euro dalle risorse destinate alle migliaia di persone – di tutte le origini – che ogni giorno sono seguite dai servizi sociali.”

Una posizione che potrebbe esser ragionevole se fosse stata accompagnata da un’unità di intenti e da una condivisione di responsabilità da parte del Comune e della Diocesi e degli altri soggetti interessati. Il Comune ha partecipato ai “tavoli istituzionali”, certo, ma alla fine con quali risultati? Cosa gli ha impedito di condividere le proprie idee con chi, contemporaneamente, batteva strade parallele? Se, come afferma il Sindaco, non è al Comune che spetta di decidere sul ricollocamento degli eventuali residenti in esubero, sarebbe a maggior ragione un segnale importante che a questi tavoli, istituzionali o no, partecipassero unitamente tutti gli enti e le istituzioni in grado di aiutare a risolvere quello che ormai è diventato un caso nazionale.

Hanno ragione il Sindaco e la sua amministrazione quando affermano di voler rifuggire le strumentalizzazioni, tuttavia non si può fare a meno di notare delle piccole note contraddittorie: il quadro che emerge è di completa confusione, e a farne le spese ancora una volta sembrano essere gli ospiti di Don Massimo ed i cittadini pistoiesi, legittimamente infastiditi dall’ignavia delle istituzioni competenti. Del resto, come ha affermato il Consigliere Grasso di Italia Viva al Consiglio Comunale di ieri “il tema della sicurezza non è di destra né di sinistra” ed è quindi bene che venga affrontato unitamente da chi ne ha la forza e le competenze.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *