Nomine Fondazione, De Pasquale: «Un’altra manovra che non fa onore all’ente»
NewTuscia Toscana – CARRARA – Il sindaco di Carrara Francesco De Pasquale commenta le recenti indiscrezioni trapelate a mezzo stampa sugli assetti del consiglio di amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara: «Trovo incettabile che l’Amministrazione e la stessa neoeletta al cda della Fondazione, l’avvocato Daniela Patriarchi, debbano venire a conoscenza dei dubbi sollevati sulla sua nomina dai giornali: è molto scorretto che certe considerazioni, peraltro secondo le nostre valutazioni, infondate, siano state date in pasto alla stampa senza prima mettere al corrente la diretta interessata» afferma il primo cittadino parlando di «comportamenti poco eleganti di cui avremmo volentieri fatto a meno».
De Pasquale puntualizza: «Parlare di “incompatibilità e di ineleggibilità” dell’avvocato Patriarchi non è corretto. Lo Statuto della Fondazione, nell’indicare i requisiti di candidabilità dei membri del CDA, stabilisce che il candidato debba essere “preferibilmente” residente nella provincia di Massa e Carrara. Come sempre accade, anche in questo caso la candidabilità è stata valutata al momento della votazione dall’organo competente, vale a dire il Comitato di Indirizzo della Fondazione. Se lo Statuto avesse voluto limitare la candidabilità ai soli residenti della Provincia lo avrebbe indicato chiaramente. Così non è perché l’avverbio “preferibilmente” comporta una discrezionalità per coloro che votano: quindi, come riporta anche un parere legale in nostro possesso, il Comitato di indirizzo della Fondazione ha esercitato in modo consapevole il potere discrezionale che gli è attribuito e ha eletto l’avvocato Patriarchi che, nella documentazione presentata per la propria candidatura, aveva indicato chiaramente la propria residenza (Castelnuovo Magra)».
« Già in passato dalla Fondazione erano arrivate interpretazioni non certo infallibili: penso ad esempio alla nomina del presidente Enrico Isoppi e del vicepresidente Sergio Chiericoni, che non rispettavano le norme sulla parità di genere ma anche a fronte di questa palese violazione erano state approvate. E’ stato necessario addirittura il pronunciamento del Ministero delle Finanze, sollecitato da un ricorso del Comune, per ripristinare la legalità». Allo scivolone clamoroso la Fondazione ha rimediato solo attraverso le dimissioni “obbligate” di un membro e con l’ingresso “di ripiego” di una donna: una manovra anche questa che certo non fa onore all’ente».
Il Sindaco conclude ricordando che «la Fondazione è una risorsa di tutta la città: non può e non deve essere gestita con logiche che mirano a tutelare non il bene comune ma malcelate ambizioni elettorali, con il risultato di innescare forzature che poi vengono maldestramente risolte con soluzioni pasticciate a danno dell’immagine e della reputazione della Fondazione stessa».