Coronavirus, 821 milioni di potenziali vittime nel mondo
New Tuscia – Firenze – 821 milioni di persone nel mondo sono in pericolo per via del Covid-19. Soffrono, infatti, di fame e malnutrizione e, a causa di un sistema immunitario fortemente indebolito, rischiano di non sostenere gli effetti di un eventuale contagio da coronavirus, nell’ipotesi di una sua ulteriore diffusione.
È l’allarme lanciato da Azione contro la Fame, organizzazione umanitaria internazionale leader nella lotta alla fame e alla malnutrizione infantile, accogliendo l’appello lanciato, nei giorni scorsi, dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), che chiedeva “a tutti i Paesi e singoli individui di fare tutto il possibile per fermare il contagio” per via della “profonda preoccupazione per l’impatto che potrebbe avere su popolazioni che hanno già molti casi di malnutrizione”.
“Al momento, oltre 20 Paesi in cui opera l’organizzazione hanno confermato casi di contagio – ha dichiarato Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame -. Pertanto, stiamo prendendo molto sul serio questa epidemia, che rischia di colpire chi è già provato, fisicamente e psicologicamente, da uno stato di malnutrizione, acuta o grave. Il virus, infatti, è particolarmente pericoloso per chi versa già in uno stato di salute precario e, dunque, richiede risposte sanitarie forti e isolamento. Ci riferiamo alle 821 milioni di persone indebolite dalla fame e ai 200 milioni di bambini con scarse difese immunitarie, anche per la concomitanza con altre malattie quali malaria, polmonite e infezioni intestinali. Per questa ragione, oltre a chiedere, laddove siamo presenti, il rafforzamento dei sistemi sanitari locali, stiamo promuovendo specifiche attività sul tema dell’acqua e dell’igiene. La nostra esperienza, che riguarda anche la gestione di aree colpite da epidemie, ci offre i mezzi per agire con l’arma della prevenzione per fornire una risposta concreta a questa crisi”. Ogni anno, Azione contro la Fame fornisce a oltre 8,9 milioni di persone indicazioni utili per il corretto lavaggio delle mani, favorendo la condivisione di pratiche igieniche di base utili per prevenire la diffusione di malattie.
“Anche negli scenari di conflitto, povertà o calamità naturali, la strada da percorrere per contrastare il contagio resta la sensibilizzazione – aggiunge Garroni -. Ce lo dimostrano gli interventi promossi dall’organizzazione per contrastare altre epidemie. Mi riferisco, in particolare, all’Ebola in Africa occidentale o a al colera nello Yemen e ad Haiti. Il caso di Haiti è emblematico: qui, abbiamo contribuito a contrastare il colera distribuendo kit igienici alle famiglie con casi sospetti e sensibilizzando le comunità ad alto rischio sulla corretta modalità di lavaggio delle mani”. Una indagine condotta in Pakistan, del resto, ha dimostrato che nei bambini con meno di 5 anni di età sottoposti a una educazione al corretto lavaggio delle mani l’incidenza della polmonite è inferiore del 50%.
Per rispondere all’emergenza “coronavirus”, intanto, ad Azione contro la Fame è stato richiesto nei giorni scorsi di fornire, nel campo di Azraq, in Giordania, i kit per la pulizia dei servizi igienici. I gruppi di coordinamento impegnati nei settori dell’acqua e dell’igiene hanno invitato tutte le altre ONG a intraprendere azioni preventive, in sinergia con le autorità giordane, per affrontare i rischi della trasmissione del virus nelle comunità più vulnerabili e nei campi profughi, spesso sopraffollati. È proprio il caso di quello di Azraq, che ospita 35.000 rifugiati, e oltre il Medioriente, del campo di Cox’s Bazar, in Bangladesh. Il campo profughi più grande al mondo ospita, infatti, oltre un milione di persone appartenenti alla comunità Rohingya. “Nelle aree sovraffollate, come i campi profughi – conclude Garroni – i sistemi sanitari sono fragili e l’isolamento è impensabile. Occorre una presa di coscienza convinta del pericolo e, soprattutto, occorre agire senza esitazioni e in fretta”.