Dpcm su zona rossa in tutta Italia: facciamo chiarezza

Gaetano Alaimo

NewTuscia – VITERBO – Il nuovo Dpcm entrato in vigore oggi rivoluziona del tutto le vite dei cittadini italiani ed introduce una misura che non ha eguali nel mondo: un’intero Paese zona protetta con forti limitazioni alla circolazione per motivi di salute ed incolumità pubblica.

Il Bel Paese, stretto nella morsa del Coronavirus, non può più permettersi di vedere scene come la movida con centinaia di persone, per lo più giovani, ammassate per diletto o, al tempo stesso, centinaia di persone in fila ai supermercati per paura di rimanere senza cibo e approvvigionamenti. Nel primo caso ne va della salute non solo dei giovani ma, per contagio, soprattutto degli anziani che sono in famiglia a contatto con i ragazzi (sono quasi la totalità dei morti da Covid-19 i pluritottantenni), nel secondo non si conoscono bene i fondamenti de Dpcm con una continuità di fornitura alimentare garantita.

Ebbene. Serve in primis chiarezza sull’applicazione del Dpcm che istituisce una zona arancione in tutta Italia e uniforma le regole stringenti prima proprie della Lombardia e delle altre 14 province del Nord al resto dell’Italia.

La prima domanda che ci si pone dalla Mezzanotte di oggi riguarda gli spostamenti. Il principio generale è che si deve uscire da casa, fino al 3 aprile prossimo, solo per casi “speciali”: o per andare al lavoro, per motivi di salute, per andare a fare la spesa o per motivi di vigilanza su persone anziane e malate (comunque non autosufficienti). Per il resto, come detto a chiare lettere dal Premier Giuseppe Conte ieri sera, “si deve stare a casa”. Obbligatoriamente. I motivi di spostamento, però, devono essere autocertificati (clicca qui per scaricare l’autocertificazione) e forniti alle forze dell’ordine in caso di controllo (che saranno a campione). Certificato medico per motivi di salute e autocertificazione dell’azienda o ufficio pubblico che attesta lo spostamento per motivi lavorativi. Quindi sarà autorizzato solo il rientro a casa al lavoratore.

E’ ovviamente libero lo spostamento delle merci in tutta Italia per motivi di fornitura pubblica: limitatamente alla consegna e prelievo delle merci stesse. I soggetti possono spostarsi per fare rientro nelle proprie case ad eccezioni dei sottoposti a quarantena che sono obbligati a restare dentro casa fino al termine che è stato comunicato e deciso con l’unità di crisi e le autorità comopetenti.

Scuola e Università di ogni ordine e grado sono chiuse fino al 3 aprile.

Ristoranti e bar possono restare aperti dalle 6 alle 18 facendo rispettare la distanza di sicurezza e le norme d’igiene: dotazione di prodotti per la pulizia delle mani e informativa pubblica che garantisce tutti i presidi per l’igiene dei locali. La scelta di fare chiudere alle 18 è perché è dopo quell’orario che ci sono rischi di assembramenti pubblici. Per i negozi di generi alimentari non c’è nessun vincolo d’orario e di chiusura giornaliera (così come per farmacie e parafarmacie), per cui ogni psicosi e assembramento non sono giustificati.

I centri commerciali sono chiusi il sabato e la domenica: nei giorni di apertura devono essere fatte rispettare le distanze di un metro tra ogni persona. I locali che non possono garantire queste distanze devono obbligatoriamente chiudere anche nei giorni feriali.

Gli spostamenti per ricongiungimenti familiari sono consentiti: si deve, in caso di controllo, dire dove si è diretti e, una volta arrivati, non uscire più di casa se non nei casi previsti. Molte regioni del centrosud, tra cui il Lazio, hanno imposto la quarantena obbligatoria a chi dichiara (ed è un obbligo farlo) di essere stato negli ultimi 14 giorni in una delle ex zone rosse del Nord.

I viaggi con i mezzi pubblici sono regolari sempre rispettando le distanze di sicurezza e le precedenti prescrizioni: i viaggi in aereo sono possibili contattando le compagnie aeree e informandosi se nella meta di arrivo ci sono restrizioni sugli Italiani a causa del problema Coronavirus. Attivi anche autobus e metropolitane con il rispetto della distanza minima di un metro tra le persone.

Gli uffici pubblici sono regolarmente aperti con decisioni interne in relazione alla situazione di emergenza (molti optano per ingressi di utenza contingentati). Bar e ristoranti devono garantire la distanza di almeno un metro e informativa chiara in merito e presidi igienizzanti, pena la chiusura e una sanzione amministrativa. Fino al 3 aprile devono rimanere chiusi palestre, centri benessere e piscine. Sono sospese fino al 3 aprile tutti gli eventi pubblici a qualsivoglia carattere e le cerimonie religiose, compresi matrimoni e funerali. Il governo sta prevedendo rimborsi alle categorie chiuse per legge.

 

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